I dislessici hanno bisogno di istruzioni dirette

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a cura di Annalisa Comandini –

La dislessia ha molte sfaccettature” –

Quando qualcuno ci chiede cos’è la dislessia, non parliamo subìto di quello che è, ma piuttosto di quello che non è. Non è un deficit qualunque, non è un ritardo cognitivo, non è un disturbo sensoriale come la cecità o la sordità, non è un disturbo affettivo primario e non è un problema legato al ceto sociale per cui, non si ha avuto l’opportunità di studiare.

Ma allora cos’è?

Semplice: è un diverso modo di pensare ed apprendere.

La mente umana, è un sistema straordinariamente meraviglioso e complesso. Oggi vengono chiamati D.S.A., ovvero Disturbi Specifici dell’Apprendimento. Personalmente, non sono molto d’accordo con la definizione di “disturbo”, come è, errato parlare di patologia DSA. La dislessia non è una patologia e non si cura, la dislessia è per sempre ( come un diamante ! ).

Uno dei preconcetti più comuni sui dislessici è che, la loro caratteristica, riguardi esclusivamente l’ambito scolastico, mentre il dislessico è così tutta la vita, in ogni momento della sua giornata, mentre studia, mentre gioca, mentre guida, mentre fa sport…

La dislessia è una forma di NEURODIVERSITÀ COSTITUZIONALE

Nient’altro che, una caratteristica neurobiologica, come il mancinismo, gli occhi azzurri o i capelli rossi. “Sostanzialmente” i collegamenti nelle diverse regioni cerebrali, sono differenti è, una diversa organizzazione delle reti neurali.

Il dislessico pensa per immagini

Quando un dislessico legge, incontra uno stimolo sconosciuto: una parola che, non può essere rappresentata da immagini e va in confusione. Comprendono, ma non apprendono, poiché fanno fatica a sviluppare delle connessioni tra suoni e segni.

Per questo motivo il loro lessico è povero. Verso i 2/3 anni di età, quasi tutti i bambini iniziano a parlare, formando le prime piccole frasette corte, ma di senso compiuto, il primo segnale invece, del “presunto” dislessico è, proprio la non costruzione di una frase, ma la pronuncia di paroline staccate non ben collegate e lo scambio di diversi fonemi (es.: rana, la pronunciano lana). Da piccoli sono meravigliosi da ascoltare, perché molte delle loro piccole paroline, solo alla loro madre è dato sapere il significato!

Non sono coordinati nei movimenti. Questa è un’altra sfaccettatura della dislessia, sono un po’ goffi, quando giocano a palla a mano ad esempio o a calcio, la maggior parte delle volte non riescono ad afferrare la palla che, gli scivola via. Sembra che abbiano le cosiddette (in gerco): mani di ricotta! Per non parlare, quando alle medie devono imparare a suonare il flauto…

Fanno fatica, anche ad allacciarsi le scarpe, fare il fiocco o abbottonarsi, non è proprio il loro forte!

Faticano ad imparare la sequenzialità dei concetti

Esempio: ricordare la sequenza dei numeri, i giorni della settimana, i mesi, oppure la parola pranzo scambiata con la parola cena, etc.etc.). Il bambino non stabilisce le connessioni, (nonostante tutti gli stimoli per imparare, forniti dalla famiglia o dalla scuola), risultato: il bambino non impara. Per questo motivo, sono necessari tutti gli strumenti compensativi (e naturalmente le misure dispensative) come ad esempio la calcolatrice, le mappe concettuali, quaderni a quadretti grandi… etc.etc. (indicati nel PDP e nelle linee guida della legge 170/2010).

Per capire meglio questo concetto, dobbiamo “capire” come funziona il cervello umano.

Il cervello umano ha due funzioni:

  • Immagazzinamento
  • Recupero

La memoria verbale scompare subìto. Anche se un concetto o una brevissima frase, è stata ripetuta diverse volte e dopo pochissimo, si chiede ad un bambino dislessico di ripeterla, lui non la ricorda ed appare (erroneamente) distratto. La sua è la cosiddetta memoria “a breve termine”, definita meglio con l’esempio del bagno-asciuga: la parole ascoltate dal bambino, spariscono non appena arriva l’onda… Per questo motivo, lo studente dislessico è sempre un po’ incerto, indeciso e sembra vagare nella nebbia…

Pensate quando questo bambino è a scuola, seduto al banco e l’insegnante chiede alla classe qual è la capitale degli USA, i bambini non dislessici elaborano subìto la risposta, mentre il bambino dislessico sta ancora elaborando la domanda… L – A C-A-P-I-T-A-L-E D-E-G-L-I U-S-A-….G L I- U S A………S I T R O V A N O I N A M E R I C A D E L N O R D …………….

Ha un processo di elaborazione che è addirittura doppio, rispetto quello dei suoi compagni. Ed anche se la classe sta andando avanti con un ritmo normale, al bambino o al ragazzo dislessico, sembrerà che si vada a “rotta di collo”.

Pensate a quanta frustrazione, ansia e tensione, possa provare un alunno, se l’insegnante non intuisce che ha davanti un dislessico e se non è preparato sulla tematica! (Purtroppo è quello che accade troppo spesso…)

Disnomia

È il problema di non trovare le parole è, quel fenomeno che si chiama “…sulla punta della lingua” che capita a tutti, qualche volta durante la giornata, ma al dislessico, invece, capita tantissime volte al giorno.

Ogni cosa che facciamo, coinvolge due attività: compito ASSOCIATIVO o COGNITIVO.

La differenza tra i due è, che si può fare un solo compito cognitivo alla volta, mentre invece si possono svolgere due o più compiti associativi alla volta.

Pensate la difficoltà che affronta un bambino dislessico quando gli dicono di prendere appunti: deve ascoltare e scrivere nello stesso tempo! Ascoltare per un dislessico è, un compito cognitivo e non può svolgere un altro compito contemporaneamente, mentre per un non dislessico è, un compito associativo. Es.: guidare l’auto è un compito associativo, contemporaneamente si può parlare, etc.etc.

Hanno difficoltà nel mantenere l’attenzione

Poiché sono “facilmente distraibili”, hanno difficoltà nel pianificare i tempi e nello svolgere il lavoro in autonomia, se non c’è qualcuno che gli fornisca le istruzioni dirette (non scritte). Il bambino dislessico è distraibile, non mette bene a fuoco le cose. Non si concentra sù nulla, ma tutto attira la sua attenzione. Questo avviene anche con la lingua parlata, non si concentra sul singolo argomento, per la complessa fase di elaborazione.

Come può essere attento se ha una memoria che, si sovraccarica continuamente?

Lo studente dislessico ha bisogno di un insegnante o un genitore preparato

La legge n.170/2010 creata per tutelare gli alunni dislessici durante il percorso scolastico, ha dato la possibilità di rivoluzionare la scuola, ma ancora non è stata accolta, poiché ahimè, tanti insegnanti non approfondiscono la tematica, continuano ad insegnare nel loro metodo, ma così il dislessico è tagliato fuori ed è per lui molto più faticoso imparare. Ne consegue poco apprendimento e tanto avvilimento! Andrebbe messo in campo, un metodo adeguato e che tenga presente le caratteristiche neuro costituzionali dell’alunno, come indicato nelle linee guida della legge.

Bisogna sapere che, la maggior parte dei dislessici ha un QI superiore alla norma, quindi non sono stupidi o pigri, ma tutt’altro!

Un buon insegnante deve facilitare I processi di apprendimento e deve fare in modo che le capacità di apprendimento si esprimano al meglio. Ci sono bambini o adolescenti che, non riescono ad imparare col metodo classico, cioè attraverso la memorizzazione dei concetti, perché hanno bisogno di rappresentazioni. Se un insegnante o l’adulto, si mettono vicino allo studente e lo guidano, il discente dislessico, impara.

Il dislessico ha bisogno di ISTRUZIONI DIRETTE.

Conoscere e capire il loro modo di ragionare ed apprendere…

 … dovrebbe essere, intrigante oltre che, arricchente per chi ha la passione dell’insegnamento! È il cervello umano che, trova altre strade…!

Tirare fuori le loro potenzialità, sarebbe la cosa più giusta da fare.

Sapete che, Scotland Yard ricerca dislessici per impiegarli nel loro lavoro? Perchè hanno una grandissima capacità e rapidità, il cosiddetto: PROBLEM SOLVING. Trovano in pochissimi secondi, la “chiave di volta”, mentre per gli altri, i non dislessici, la ricerca è molto, molto più lunga!

Questa loro caratteristica, la si riscontra fin da piccoli.

Insomma, avere un dislessico in classe è, un privilegio, perché, in quel bambino o adolescente, timido e riservato, si nasconde un genio incompreso…!

Il più grande REGALO che potete fare ad un dislessico è:

 …il TEMPO

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2 Responses

  1. Purtroppo ho scoperto da grande di essere dislessica e ho avuto tutti i disagi che ci sono scritti mi ha creato tantissimi problemi dentro di me nella mia crescita mi sono sentita sempre inadeguata.
    Però da quando ho preso coscienza di quello che ho mi sento più leggera non mi sento più in difetto .
    Volevo sapere se c’è una valutazione per adulti grazie

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